lunedì 13 marzo 2023

Kalimère - i canti della passione

Qualcosa che non c'entri con la montagna deve pur esserci in questo blog ed è per questo, che vorrei parlarvi di alcuni canti, tra i più antichi, dell'etnia Arbёreshё nel periodo Pasquale. Si chiamano Kalimère (si legge Caglimère) e molti di questi, sono stati scritti centinaia di anni fa, da un sacerdode e poeta di San Giorgio Albanese: Giulio Variboba (1724-1788). Kalimera é una parola che deriva dal greco, di cui molti, ne conoscono il significato: buon giorno. Quindi, cantare la Kalimèra vuol dire annunciare un buon giorno, una buona novella. Non è sempre così però! Perchè molti di questi canti, sono davvero tristi e narrano la passione, la morte di Gesù Cristo, nonchè la sofferenza della Madonna nel momento della via Crucis. Ad ogni modo sono stati scritti e tramandati, per divulgare la religiosità anche in maniera diversa, in tempi, dove tante cose erano proibite. Quand'ero bambino le ascoltavo cantare da mia nonna Angiolina, quando, assieme alle sue "commari", si riuniva davanti al caminetto di casa sua o, in forma più solenne, in chiesa dopo la novena. Durante la processione del Venerdì Santo poi, venivano cantate a squarciagola e il corteo che stava dietro, ne era completamente assorto. Erano canti struggenti, che spesso, ci incutevano un sentimento di tristezza e una sorta di disagio emotivo, tale da farci fuggire da quei "lamenti", che si sentivano fin fuori la piazza. Ma quello era un modo per cantare, anche "quando non si poteva cantare". Nel periodo della quaresima infatti, tante cerimonie o feste in casa non si potevano fare e per giunta, non si avevano tutte le comodità che si hanno oggi. Il gusto di potersi riunire davanti ad un focolare, risultava essere la forma più semplice per poter condividere la devozione del momento, fatta anche di canti antichi, tramandati oralmente da generazione in generazione. Quelle litanie, hanno impregnato i miei ricordi in modo indelebile e soltanto molto tempo più tardi, ho iniziato a valorizzarle davvero. Il piacere nel cantarle, mi ha fatto scoprire quel gusto misterioso, di lasciarsi trasportare da una melodia così struggente ed altrettanto affascinante. E forse si, ho capito davvero, il perché di quel ritrovarsi e cantare assieme quando tante cose non si potevano fare. Oggi voglio farvele ascoltare, riprendendo alcune registrazioni fatte così per caso, mentre le provavamo assieme agli amici del gruppo canoro di Firmo. Oggi come quella sera è sempre un'emozione poterle riviverle...per far si, che si tramandino di generazione in generazione. Buon ascolto!

Questa è una piccola parte di quella che si chiama:

 Tёnjёtin ndaj dit - Nel giorno del giovedi




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